Vita quotidiana

12-12-08

Home
La lingua latina
La storia di Roma
Fotoalbum
Monumenti
Curiosità
Diritto romano
Leggo correttamente
Citazioni
Derivano dal latino...
Poesie@racconti
Favole
Vita quotidiana
Arte romana
La musica romana
La danza
Abbigliamento
La donna
La cucina
La medicina
Fregellae
Credits

 

I romani di duemila anni fa vivevano così

La·casa·romana

Nel II secolo d.C. si contavano a Roma circa 1800 abitazioni signorili 4600 caseggiati popolari, c’erano case padronali e case in affitto. I caseggiati popolari erano molto grandi e sorgevano sopra un’area di solito delimitata da quattro strade  da cui proviene il nome di isole (insulae ) che ora è diventata isolati. Queste dormitori erano molto scomodi, poiché si soffriva sia il freddo che il caldo; infatti ci si scaldava con piccoli bracieri che però non servivano a molto. Al contrario le case signorili erano molto più comode e spaziose, codeste erano chiamate (domus). Queste erano a piano rettangolare, avevano molti cortili e giardini, ed erano molto ricche di ornamenti come: statue, muri dipinti ecc…

I Romani erano riusciti ad inventarsi un modo per riscaldare le stanze, esso era funzionante grazie ad una fornace che si trovava nei sotterranei che diffondendo il tepore nelle stanze; a quel tempo i muri erano a doppia parete, in modo da far circolare l’aria calda al loro interno per tutta la casa.

Domus, la casa signorile.


La domus, era la tipica casa signorile di città. Era di un piano e si estendeva in largo occupando talvolta un' intero quartiere. L'entrata si trovava su uno dei due lati più corti. Dall' entrata, che si chiamava Fauces, si passava all'atrium, che era di forma quadrata al centro del quale c'era una vasca per la raccolta dell'acqua piovana proveniente dall'apertura apposita nel tetto, detta impluvium. Il tetto era chiamato cumpluvium. Attorno all'atrio c'erano alcune stanze destinate a vario uso, come la cucina cioè la culina dove su un apposito bancone di laterizio si preparavano le pietanze, cucinando in appositi piccoli forni o sopra a dei bracieri. Accanto all'atrio era sempre presente il lararium dove si tenevano le statue dei larii protettori della casa, della famiglia e di altre divinità. In fondo all'atrio solitamente si trovava il tablinum,  la quale era affacciata con un lato sul peristilium  cioè un giardino circondato da un colonnato sotto il qual c'erano le porte che davano alle camere da letto (cubicula), ed al triclinium ossia la sala da pranzo. In quest'ultima erano presenti dei letti sui quali si mangiava distesi attingendo il cibo che era posato nei piatti su un tavolo centrale.

Talvolta alcune domus avevano anche piccole fontane o statue al centro del giardino, e possedevano un altro peristilium destinato a piccolo orto/giardino attorno al quale si sviluppavano stanze private. Tutte le finestre erano affacciate all'interno della casa.  La domus possedeva inoltre una seconda uscita di servizio detta posticum sul retro per permettere il passaggio della servitù e dei rifornimenti senza ingombrare l'ingresso principale.

Esistevano inoltre le case di campagna per il riposo, chiamate villa urbana se erano nei pressi della città oppure villa suburbana se lontane dalla città e mantenevano anche se talvolta in piccolo la stessa struttura delle domus cittadine. Queste non sono da confondere con le villae rusticae, vere e proprie case coloniche, anche se talvolta le villae potevano essere destinate contemporaneamente all'otium ed alla produzione agricola e a volte all'allevamento di animali.

La domus, sebbene fosse la casa dei ricchi, non aveva una grande quantità di mobilio, infatti esso era ridotto all'essenziale, e lo splendore della casa quindi si notava principalmente dalla qualità di marmi, statue, e affreschi parietali. Da ricordare comunque sono le sedie, delle quali conosciamo molti tipi, come la sella o seggiola senza schienale, la sedia con schienale e braccioli, la cathedra, la sedia con un sedile lungo (longa), ed il triclinium, o lettino per mangiare distesi. Tra i mobili troviamo soprattutto i letti e gli armadi.

Abbiamo realizzato un plastico in polistirolo della "domus romana".

 L'insula, la casa popolare.


'insula è il tipico esempio di casa popolare. Questi edifici nascono nell'Urbe con la necessità di costruire tanto in poco spazio, visti gli alti costi delle terre. Le insulae sfruttavano, come gli attuali condomini, lo spazio in altezza raggiungendo anche i sei piani, permettendo quindi di ospitare molte famiglie. Al piano terra si trovavano in appositi spazi i negozi chiamati in generale tabernae: come i "bar", che a quel tempo venivano chiamati "Termopolia".  Dal piano superiore in poi erano ubicati gli appartamenti, di varie dimensioni spesso subaffittati. L'insula, al centro solitamente aveva un cortile con del verde e una fontana che riforniva gli abitanti. Generalmente al contrario di oggi, le persone più ricche abitavano ai primi piani, mentre quelle che possedevano meno nei piani più alti. Difatti ai piani superiori mancava un' accesso diretto all'acqua, erano più scomodi per via dell'altezza, e anche più lontani dalle uscite in caso di incendi, cosa frequente dato che le fiamme erano usate libere. Da ricordare anche che l'edilizia privata talvolta era in mano a degli speculatori. Quest'ultimi cercavano sempre di risparmiare sull'occorrente per costruire, infatti, spesso si verificavano dei crolli.

Il mobilio tipico della casa plebea è semplice quanto quello della domus, troviamo principalmente: le cassepanche (capsa), dei piccoli letti (cubicula) spesso incassati nei muri, qualche sgabello (scabellum) per sedersi, e un tavolo.

Naturalmente i civia non vivevano solo nelle insulae, anzi la maggior parte del Popolo viveva in case con due o più raramente tre piani, destinando il piano terra generalmente, come poi nelle insule, alla conduzione di una o più attività commerciali, e gli altri quali abitazioni di una o due famiglie.

 

 

 Sempre rumore di giorno e di notte

Roma era una città molto chiassosa! Di giorno tutte le voci delle donne che andavano al mercato, i bottegai che lavoravano lungo le strade. Di notte, a quei tempi le strade non erano illuminate e così incominciava lo strepito dei carri, che potevano circolare solo di notte. Era difficile riposare a chi viveva nelle stanze d’affitto e nei caseggiati popolari lungo le strade.

 

 Case senza numeri e vie senza nome

Nelle antiche città le case erano senza numeri e le vie senza nome. Chi capitava nelle grandi città per trovare la casa di qualcuno doveva affidarsi al caso. I Romani a quei tempi usavano appendere al collo degli schiavi piastrine metalliche per rintracciarli più facilmente.

 

 Spettacoli sanguinosi e crudeli:

 Gladiatori e belve feroci

Negli anfiteatri e nei circhi si tenevano gli spettacoli più popolari. I più diffusi erano i combattimenti con i gladiatori, che erano i prigionieri di guerra. La sorte del ferito dipendeva dall’umore dl pubblico, e a volte i gladiatori dovevano affrontare belve feroci come: tigri, leoni ecc… Nei giochi del circo facevano parte  le pubbliche esecuzioni dei condannati a morte, che venivano uccisi in modo atroce per il divertimento del popolo Romano. Uno spettacolo sportivo era la corsa delle bighe ( =un carro a due ruote). I conducenti guidavano stando in piedi sulla propria biga e si distinguevano dal colore diverso della tunica e dell’elmo.

 

 Le strade dell'impero:

 Niente dazi nè dogane 

Nessun popolo tra gli antichi ha costruito tante strade e ha dato tanta importanza alle comunicazioni. A Roma vi erano molte reti stradali che raggiungevano tutte le regioni del grande stato. Le strade in cui vi era maggior traffico erano larghe 24 metri, invece alle vie di terra bisognava aggiungere le vie d’acqua. Il mediterraneo, posto al centro dell’impero era più facile e meno costoso per compiere dei viaggi .

Questo sistema di comunicazioni facilitò il commercio internazionale che diventò intenso, favorito dalla politica Romana, basata sul principio che le merci dovevano circolare liberamente in tutto il territorio dell’impero. Facevano eccezione soltanto alcuni prodotti di prima importanza ad esempio il grano dell’Egitto, che poteva essere importato solamente dal governo.

 Come si viaggiava

 La velocità massima: 16 Km orari

I Romani viaggiarono molto per il commercio, la conoscenza e per motivi militari. I veicoli più usati erano il «cisium» e la «raeda», il cisium era un calessino cioè un piccolo calesse, ed era veloce e leggero per chi viaggiava senza bagagli, invece la raeda era un carro a quattro ruote, che trasportava persone e bagagli, questi veicoli potevano essere trainati da animali da traino.

Il viaggiatore ogni 16- 20 Km trovava una stazione dove poteva cambiare gli animali; ogni 50- 85 Km s’incontravano dei posti per fare rifornimento detti «mansiones» con stanze per passar la notte e per cercare un fabbro e un medico.

Gli antichi non sapevano aggiogare bene i cavalli

Le merci  si trasportavano per via terra soltanto quando non erano superiori ai 500 chili. I romani aggiogavano i cavalli con una striscia di cuoio intorno all’altezza della trachea, così che lo sforzo di tiro era molto limitato. Nell’età romana, i grossi carichi di merci seguivano le vie d’acqua trasportati dalle navi.

Le terme romane

Sono edifici pubblici e rappresentavano il principale luogo di ritrovo dei romani .

Principalmente c’erano due tipi di terme : le terme per i poveri e le terme per i più ricchi , decorate con statue e monumenti .

Le prime terme in assoluto nacquero presso sorgenti di acqua calda o con proprietà curative .In città si diffusero più tardi , insieme a nuove tecniche per riscaldare l’acqua .

Il percorso principale era formato da tre stanze con acqua:  calda (calidarium)

tiepida (tepidarium)

fredda (frigidarium)

C’erano poi spogliatoi , saune(sudatario), sale per la pulizia del corpo (descritorio).

In quelle più lussuose c’erano anche piccoli teatri , biblioteche , sale adibite allo studio e persino negozi.

La stadera: una bilancia di precisione 

 

La stadera è una bilancia di origine romana basata sul principio delle leve. È costituita da una leva a bracci diseguali e da un fulcro che, in genere, si presenta fisso. Per pesate di limitata entità (max 15-20 Kg) il fulcro è impugnato direttamente dalla persona che effettua la pesata. Sul braccio più lungo, che può recare una o più scale (in genere 2), scorre un peso detto romano; su quello più corto può esservi o un piatto o un gancio recanti l'oggetto o la merce da pesare. Facendo scorrere il romano lungo la scala si raggiunge una posizione di equilibrio nella quale il braccio graduato si porta in posizione orizzontale. Dalla posizione del romano sulla scala si legge dunque il peso cercato.

 

Album fotografico: Roma antica

Sfogliate questo album fotografico in cui trovate le nostre fotografie scattate a Roma

 
bullet

Scavi di Pompei

bullet

Ostia antica

bullet

Fregellae

 

bullet

Leggi i meravigliosi versi del poeta Virgilio inerenti alla bellissima città di Roma. Sono tratti dall'Eneide

bullet

Monumenti e

bullet

curiosità della Roma antica

bullet

Vita quotidiana a Roma

bullet

La storia di Roma

bulletLa musica romana

 

 

 

 

   
 

Home | La lingua latina | La storia di Roma | Fotoalbum | Monumenti | Curiosità | Diritto romano | Leggo correttamente | Citazioni | Derivano dal latino... | Poesie@racconti | Favole | Vita quotidiana | Arte romana | La musica romana | La danza | Abbigliamento | La donna | La cucina | La medicina | Fregellae | Credits

Ultimo aggiornamento: 12-12-08