La storia di Roma

12-12-08

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Le origini di Roma

 Le prime storie di Roma

Le prime storie scritte su Roma appaiono solo dopo il 200 a.C.

Il ricordo degli avvenimenti precedenti rimane quindi affidato a poche iscrizioni ed alla narrazione orale, in cui la realtà si confonde con la leggenda. Secondo la leggenda i Romani discenderebbero da Enea, l'eroe troiano che, sfuggito alla distruzione di Troia, dopo lunghe peripezie giunse in Italia, con alcuni compagni e con il figlio Ascanio, e sbarcò sulle coste del Lazio, dove venne ospitato dal re Latino. Qui sposò Lavinia figlia di tale re.

Ascanio, figlio di Enea, fondò la città di Albalonga e per circa tre secoli sul trono di questa città si succedettero i discendenti di Ascanio, fino al re Numitore .Questo re però fu cacciato dal fratello Amulio, il quale ne usurpò il trono e ne uccise tutti i figli, per eliminare ogni opposizione. Si salvò solo Rea Silva, alla quale venne imposto di diventare sacerdotessa della dea Vesta. Ma Rea Silva ebbe da Marte due gemelli, Romolo e Remo, i quali , appena nati, vennero abbandonati alla corrente del fiume Tevere per volere del cattivo zio Amulio. Essendoci la cesta in cui erano stati posti i gemelli arenata lungo le sponde del fiume, una lupa li avrebbe miracolosamente nutriti e un pastore li avrebbe raccolti e allevati divenuti adulti, Romolo e Remo uccisero Amulio, restituirono il trono a Numitore e decisero di fondare una nuova città vicino al Tevere nei luoghi dove erano cresciuti. Per stabilire quale dei due dovesse dare il nome della città i due fratelli si affidarono alla sorte e il favorito,

Romolo, tracciò l'aratro un solco per segnare il perimetro della futura città di Roma [D4]. Remo, in segno di sfida al divieto a chiunque di oltrepassare il solco prima che fosse avvenuto il rito sacro della fondazione, saltò dall'altra e venne perciò ucciso dal fratello che divenne il primo re di Roma. Gli storici romani fissarono arbitrariamente la data di fondazione della città nell'anno 753a.C.

Oggi si sa che la leggenda non ha alcun fondamento storico e che fu creata dai Romani per nobilitare le origini della città, in realtà più umili rispetto a quelli della leggenda e anche più antiche .

Leggi i meravigliosi versi del poeta Virgilio inerenti alla bellissima città di Roma. Sono tratti dall'Eneide

Breve storia di Roma

Roma, attuale capitale d’Italia, fu il cuore di uno degli Imperi più importanti dell’antichità.

La leggenda narra che fu fondata da Romolo e Remo, discendenti di Enea, guerriero troiano.

Del periodo antico abbiamo solo notizie leggendarie: Roma sarebbe stata governata da sette re e, battuta la città rivale di Alba Longa, avrebbero dominato le città vicine. Per un breve periodo subì a sua volta la dominazione etrusca all’epoca di Tarquinio il Superbo.

Dopo la fine della monarchia Roma vinse la città etrusca di Veio, nel 396 a.C. Sempre nel IV sec. subì l’invasione da parte dei Galli, degli Etruschi e delle popolazioni laziali degli Equi ed Ernici.

In quest’epoca in cui si afferma la potenza di Roma su tutto il Lazio all’interno si manifestano lotte tra patrizi e plebei: dopo la secessione di questi ultimi (494 a.C.) nasce la figura del tribuno della plebe e vengono scritte le Leggi delle dodici Tavole.

Il contrasto tra le due classi si protrassero fino a quando anche i plebei ottennero l’accesso alle più alte cariche politiche e religiose (dittatura, censura, pretura, consolato, pontificato).

All’inizio del III sec.a.C., dopo le tre guerre sannitiche, il territorio romano si estendeva fino alla Lucania; a nord veniva conquistata la regione dei Galli Senoni e a sud anche Taranto veniva sottomessa dopo le guerre contro Pirro, re dell’Epiro. Il dominio di Roma si estese presto in tutta l’Italia meridionale (guerre contro le popolazioni italiche dei Bruzzii, dei Lucani, dei Piceni, degli Umbri e degli Iapigi).

Dalla metà del III sec. a quella del II a.C., hanno luogo le tre guerre puniche: con la I^ Roma strappa ai Cartaginesi la Sicilia che diventa provincia romana; la II^  vede la memorabile vittoria di Zama (202); nel 146 a. C. la stessa città Cartagine viene rasa al suolo.

Nel frattempo i Romani affrontavano la potenza orientale di Macedonia e la Siria. All’inizio del I sec. i territori romani comprendevano l’Italia, l’Istria e la Dalmazia; annesse come province erano  le tre grandi isole del Mediterraneo, parte della Spagna, la Macedonia, l’Africa del nord.

All’interno, intanto, andavano maturando nuovi conflitti sociali e politici: la devastazione delle guerre, l’impoverimento dei contadini e la conseguente svendita dei terreni, avevano portato all’affermarsi del latifondo e alla formazione di un proletariato urbano scontento. Ai bisogni della plebe tenta di dar voce la fazione politica dei populares, vicina alla nuova classe sociale di origine mercantile (gli equites) si scontra con l’antica aristocrazia senatoriale (gli optimates). In questa temperie i fratelli Caio e Tiberio Gracco introducono momentanee riforme agrarie i cui vantaggi sono presto annullati dalla vittoria degli aristocratici. Con le guerre contro Giugurta (111-115a.C.), e le vittorie sui Cimbri e i Teutoni, si afferma nuovamente il partito dei popolari nella persona di Gaio Mario. Tutto l’inizio del I sec. a.C. è occupato dalla guerra civile fra Mario e Silla Quest’ultimo, esponente  del partito aristocratico, fu il primo a Roma a crearsi un potere dittatoriale, con accentramento di potere e persecuzioni degli avversari.

Dopo la morte di Silla si afferma l’aristocratico Pompeo, che aveva domato la rivolta degli schiavi di Spartaco; la sua fu tuttavia una politica di equilibrio. A quest’epoca si affaccia sulla scena Giulio Cesare di parte democratica che, grazie all’alleanza con Pompeo e Crasso (I triumvirato), primeggia nelle guerre coi Galli. A causa dei disordini provocati da Clodio, del partito popolare, il Senato affida a Pompeo la difesa della repubblica; al rifiuto di Cesare, di ritorno dalla campagna militare, di abbandonare le armi fu dichiarato nemico della patria. Con la battaglia di Farsalo (48 a.C.) Cesare si impone sull’avversario e si fa nominare dittatore a vita, assumendo tutti i poteri, pur mantenendo esteriormente l’autorità del senato. Limitò il potere della vecchia aristocrazia, aprendo il senato ai cittadini delle province occidentali, e riformando a vantaggio dei cavalieri i tribunali per il controllo delle amministrazioni provinciali; ridusse, i poteri dei comizi e delle altre magistrature; eliminò i collegi religiosi e professionali. Promosse alcune riforme di carattere economico: fondò colonie di veterani nelle province, operando in favore dei lavoratori agricoli liberi e limitando il ruolo della schiavitù.

L’opposizione repubblicana sfocia nel 44 a.C. nell’assassinio di Cesare a seguito di una congiura, mentre progettava una spedizione militare in Oriente. Cicerone cercò di restaurare la vecchia costituzione repubblicana, ma Marco Antonio, generale di Cesare, si associò a Lepido e  Ottaviano, pronipote e figlio adottivo di Cesare, in una magistratura straordinaria nota come II triumvirato (44 a.C.).

Antonio e Ottaviano batterono definitivamente i repubblicani nel 42 a.C. con la battaglia di Filippi.

Il periodo di transizione dalla repubblica all’impero segnato dapprima dalle guerre civili tra cesariani e repubblicani, vede ora lo scontro fra Antonio e Ottaviano, gli “eredi” di Cesare: Antonio si stabilisce in Oriente, accanto a Cleopatra regina d’Egitto, con il disegno di  trasformare l'insieme dei domini romani in una monarchia, mentre Ottaviano controllava l’Occidente e si proponeva come difensore dell’unità dell’impero. Con la battaglia di Azio (31 a.C.) Ottaviano estese la sua autorità anche in Oriente. Il senato gli conferì il titolo di augusto, ed egli riorganizzava lo stato su basi monarchiche, mettendo fine di fatto alla repubblica. Mentre la sicurezza dei confini fu mantenuta da eserciti posti sotto il diretto comando dell’imperatore, all’interno tese a mantenere il primato dell’elemento romano-latino nell’impero e a limitare i poteri delle magistrature a favore del senato.

Ad Augusto subentrò il nipote Tiberio, da lui adottato. Fu amministratore capace, ma fu oggetto di diffidenza, soprattutto da parte dell'aristocrazia senatoria.

Con lo stesso sistema adottivo Tiberio designa come successore Caligola (nipote di suo fratello Druso Maggiore), che la storiografia senatoria ci ha descritto mentalmente disturbato. Sotto il suo regno la figura del sovrano inizia ad essere oggetto di culto divino, tendenza che variabilmente accompagna la storia dell’impero. Col successore Claudio riprende la politica espansionistica di Roma completando  la conquista della Britannia. Importante fu la sua opera di potenziamento dell’apparato burocratico con cui ridusse le abituali spoliazioni dei magistrati provinciali.

Alla sua morte nel 54, il potere passò al figliastro Nerone che dopo aver governato con moderazione affiancato da Seneca giunse a un governo dispotico di tipo orientale, che incontrò una dura  opposizione dell’aristocrazia che terminò nella congiura dei Pisoni, da lui repressa nel sangue. Con la sua morte per suicidio ebbe fine della dinastia Giulio-Claudia.

Con la successiva dinastia dei Flavi (Vespasiano, Tito, Domiziano) il potere viene trasmesso per discendenza di sangue; riprende la tradizione degli imperatori adottivi con l’ascesa al trono di Traiano, successore di Nerva, primo degli Antonini (seguiti da Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio e Lucio Vero, Commodo). Con Traiano Roma riprende la politica di espansione terrritoriale da tempo trascurata: le campagne militari valsero l’acquisto temporaneo della Dacia, parte dell’Arabia e dell’Assiria.

All’ età degli Antonini segue un’epoca di mutamenti profondi nella struttura del potere e di trasformazioni sociali: dal punto di vista politico viene meno del tutto il peso del senato e il potere dell’imperatore è ormai quello di un sovrano assoluto; inoltre, nell’attribuzione dell’ autorità suprema, sempre più peso acquista l’esercito. Intanto presso la popolazione andava affermandosi il cristianesimo, che finisce per diventare la religione più importante dell’impero. Dalle prime persecuzioni operate dagli imperatori si passò ad un atteggiamento più costruttivo che consentiva di sfruttare la forza della nuova religione per stabilizzare l’impero.

Un’altra forza esterna prendeva sempre più vigore, quella delle popolazioni barbare. Gli imperatori di quest’epoca sono per lo più di origine barbarica, legati a un nuovo ceto di proprietari terrieri provenienti dall’esercito. Uno di questi imperatori, Diocleziano, istituisce una quadripartizione del potere (tetrarchia) che preannuncia la dissoluzione territoriale dell’impero e la graduale perdita di peso della città di Roma .

Dopo un periodo di guerre civili il potere viene riunito nelle mani di Costantino, che nel 313 legalizza la religione cristiana, in gran parte alla base del suo potere. Con Giuliano assistiamo all’ultimo tentativo di ripristinare un pagano. Intanto continuavano ai confini  gli scontri con i popoli germanici, le cui incursioni si fanno sempre più frequenti.

L’impero fu riunito per l’ultima volta nelle mani di Teodosio; alla sua morte fu nuovamente diviso tra i figli Arcadio e Onorio. All’inizio del V sec. si muovono le grandi invasioni: è del 410 il sacco di Roma da parte dei Goti di Alarico.

L’ultimo degli imperatori d’Occidente fu Romolo Augustolo, deposto da Odoacre nel 476 che invia le insegne imperiali a Costantinopoli a Zenone.

 

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Ultimo aggiornamento: 12-12-08