12-12-08 |
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Il monte Testaccio
Questa è una montagna di cocci! E’ un’antichità molto singolare e più sorprendente di qualunque altra. Questi vasi rotti sono ricoperti da erba che è nata dalla poca terra depositata dalla pioggia nel corso dei secoli. I vasai, che hanno gettato tutti i pezzi dei vasi rotti, hanno creato la più straordinaria montagna del mondo. La montagna era molto più alta di adesso, al contrario di oggi l’argilla al quel tempo era molto più usata, per creare utensili e bottiglie per l’acqua ecc… Inoltre, il Tevere, all'epoca era navigabile, quindi il Testaccio era il porto di Roma e lì di vasi rotti... ne arrivavano veramente tanti! Per difendere le città : LE MURA
Le mura erano costruite a difesa della città . Erano costruite con sassi o da blocchi squadrati a parallelepipedo detta opera poligonale . Originali sono le mura di alcune città ciociare , costituiti da cumuli di terra rinforzati all’interno da un muro . Tale tecnica verrà usata anche nell’età repubblicana . L’opera poligonale latina è stata ereditata dagli Etruschi, i quali hanno utilizzato nelle loro fortificazioni altri elementi architettonici, come , in particolare , la “volta ogivale”, l’odierno arco. Nel secolo VI nessuna città romana ha ancora assunto un preciso assetto urbanistico , cosa che farà invece la città di Ostia nel IV secolo chiamando quel assetto a castrum , poiché assomigliava allo schieramento dell’esercito romano . Alla fine del periodo monarchico , Roma spese molti soldi per realizzare opere di difese e di interesse pubblico . Nello stesso periodo si ha un notevole sviluppo economico , facendo divenire il Foro Boario un enorme mercato , centro dei traffici e dei commerci tra Campania ed Etruria . La novità dei corvi
Ecco come Polibio mette in rilievo la novità dell’uso dei ponti (i cosiddetti “corvi”) introdotti dai Romani sulle loro navi per affrontare a Milazzo la prima battaglia navale contro i Cartaginesi : “Caio Duilio , appena fu informato che i nemici stavano saccheggiando la regione di Milazzo , vi si diresse con tutta la flotta . Quando i Cartaginesi avvistarono la flotta nemica , con frenesia e in fretta salparono con le loro centotrenta navi e poiché disprezzavano i Romani per la loro inesperienza , non si schierarono nemmeno in fila , ma tutti navigarono a corsa contro li nemico come se andassero ad una vittoria certa . Mentre si avvicinavano , i Cartaginesi videro i corvi drizzarsi sulle prue di ciascuna nave ; rimasero sorpresi da quelle macchine ; tuttavia per la loro grande presunzione nei confronti dei nemici , quelli che navigavano in testa li assalirono spavaldamente . A mano a mano che le navi si avvicinavano erano agganciate dalle macchine e i soldati subito passavano sul ponte e venivano a corpo a corpo con i nemici sulle tolde . Dei Cartaginesi parte furono uccisi , parte , sconvolti dall’accaduto , si arresero . Lo scontro era diventato completamente simile ad una battaglia terrestre ”. Cosa mangiavano gli schiavi
Avvalendosi del lavoro degli schiavi , i grandi proprietari terrieri potevano vendere i prodotti della terra a un prezzo inferiore a quello che potevano praticare i contadini piccoli proprietari . In pratica il costo degli schiavi era rappresentato quasi esclusivamente dal loro vitto . E in questi consigli del Catone si può vedere come anche questa spesa fosse ridotto al minimo . “Per gli schiavi per tutto l’inverno il vitto sia di quattro moggi di grano (circa 35 chili); per tutta l’estate sia di quattro moggi e mezzo . Quando cominceranno a zappare la vigna cinque libre di pane (poco più di un chilo e mezzo ) e quando cominceranno a maturare i fichi danne quattro moggi . Non è troppo se essi in un anno devono dieci quarantali (dieci anfore) di vino per ciascuno . Per il companatico degli schiavi conserva la maggior parte possibile di olive cadute e conserva anche le olive maturate sulla pianta e dalle quali potresti ricavare e dalle quali potresti ricavare poco olio . Sii parsimonioso in modo che durino il più possibile . Quando non ci saranno più olive distribuisci salamoia di sale e aceto ”. La trireme romana
allungata , bassa sull' acqua, era di estrema maneggevolezza . Era munita di rostro ricurvo facente corpo con lo scafo; sopra il rostro era collocato un ariete mobile; lungo i bordi correva una balconata dove si poteva combattere. A poppa era situata la cabina del comandante, sovrastata dalle insegne della flotta e dallo stendardo della nave .
Il Rostro un grosso sperone attaccato alla prua delle navi, aveva lo scopo di sfondare lo scafo delle navi nemiche.
Strada romana
In figura si può osservarne una sezione.
Dopo avere scavato fino a trovare il terreno solido, su questo i Romani sovrapponevano quattro strati. L'ultimo, il lastricato, era formato da grosse lastre di pietra dura ben levigate. Spesso ai lati erano costruiti anche i marciapiedi, mentre al centro, per permettere lo scolo delle acque, la strada era leggermente convessa. Lungo le vie che si irradiavano da Roma erano collocati, a intervalli di un miglio, ed erano perciò detti “miliari”, blocchi di marmo squadrati sui quali erano incise tutte le indicazioni utili per il viaggio. La consuetudine, iniziata tanti secoli fa,dura tuttora. Le grandi opere pubbliche
L'acquedotto di Claudio Degli imponenti monumenti della civiltà romana, a Roma stessa, in Italia e in tutte le province conquistate dai Romani, notevolissimi sono i resti di architettura civile. Edifici come il Pantheon e complessi come i Mercati Traianei, a Roma, la reggia di Diocleziano a Spalato e numerosissime altre costruzioni non cessano di destare la nostra ammirazione e di sollecitare la nostra fantasia a immaginare la vita pubblica e privata dagli uomini per cui questi edifici vennero costruiti. Ma oltre ad essi ci sono rimaste opere di pubblico interesse come strade, ponti, acquedotti, fognature. I Romani furono i più grandi costruttori di strade dell’antichità, e le grandi vie consolari, che ancora si possono ammirare per non breve tratti, furono costruite con una tecnica particolare, tale da assicurare ad esse una straordinaria solidità e durata. Essi seppero realizzare anche arditissimi ponti che esistono tuttora e che uniscono una tecnica raffinata e una bellezza di linea paragonabile alle più moderne costruzioni. Come servizio pubblico esenziale, i Romani crearono una vasta rete di acquedotti per il rifornimento idrico della capitale. Per superare gli ostacoli rappresentati da valli o dislivelli del terreno, essi realizzarono costruzioni monumentali, che servivano a tenere sollevati i tubi sulle depressioni del suolo, e queste strutture portanti, spesso con più ordine di arcate sopraposte, raggiungevano altezze anche superiori di 50 metri. Fra le opere di servizio pubblico vanno ricordate anche le fognature, che raccoglievano le acque di rifiuto e le convogliavano nel Tevere. La Cloaca massima fù costruita in maniera tanto solida da servire ancora oggi, per un luogo tratto, al suo scopo originario.
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Album
fotografico: Roma antica
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Ultimo aggiornamento: 12-12-08