La donna

12-12-08

 

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LA DONNA A ROMA
 
Le donne si alzavano presto come gli uomini e cominciavano a regolare il lavoro di casa.
Le donne libere per nascita erano dispensate, per tradizione, da tutti i lavori servili: non avevano altro
dovere che di "filare la lana", che era considerato un compito nobile. Avevano al loro servizio un piccolo
esercito di fantesche, delle piccole schiave bambine su su, fino alle anziane schiave liberate
che fungevano da soprintendenti e governanti. Spesso le donne della nobilità avevano tanta
fiducia in queste governanti, da affidar loro l'amministrazione della casa.
Esse pensavano soltanto a farsi belle, e questa era la principale occupazione in cui spendevano le ore delle mattina.
Avevano ad aiutarle certe schiave specializzate, ognuna con la mansione precisa: lisciare i capelli, arricciarli con il ferro caldo,
montare l'acconciatura, piantarvi gli spilloni per tenerla a posto, eccetera, eccetera. 
Poi cominciava l'applicazione dei belletti, che era anche quella complicatissima.
Durante la giornata si abbandonano al piacere delle visite: è una moda, quella delle visite.
Le matrone si recano le une dalle altre e si incontrano per le strade, precedute dalle schiave oppure trasportate in lettiga.
Alcune tengono veri e propri salotti dove si discute su tutti gli argomenti: di politica, di letteratura,
qualche volta di filosofia. Anticamente a Roma i rigidi costumi imponevano che le matrone restassero a casa loro a tessere e a filare
i vestiti per gli uomini della famiglia.
Ma la tradizione si era quasi spenta poco prima della fine della repubblica. Tuttavia Augusto impose sempre alle donne della sua casa,
e specialmente alla famiglia Giulia, di preparare con le loro mani gli abiti che dovevano portare.
Le matrone, nelle prime ore del pomeriggio o della tarda mattinata, si divertivano a far compere, soprattutto nei negozi dei mercanti di stoffe e di abiti,
pochissimo nelle botteghe di genere alimentari. L'acquisto delle cibarie era pensiero delle schiave,
oppure gli uomini preferivano occuparsene loro, specialmente quelli del popolo, perchè così potevano regolare personalmente le spese.
Questa era la giornata delle persone di una certa importanza. Roma però comprendeva anche artigiani, commercianti, piccoli impiegati, che vivevano del loro lavoro.
Queste categorie, naturalmente, frequentavano assai meno il Foro. Passavano la maggior parte del tempo nei negozi e delle botteghe, anche se non vi restavano tutto il giorno.
Presso a poco quando finiva la giornata lavorativa, anche loro chiudevano la bottega, andavano alle terme e passeggiavano con gli amici.
La vita d'ogni giorno, a Roma, era una vita di società: gli uomini non erano mai imprigionati da un mestiere che li schiacciasse.
Avevano anche tempo per gli amici.

L'ABBIGLIAMENTO FEMMINILE
Portare la toga, per le donne, se si escludono i tempi più antichi, era indice dell'infamia decretata dallo Stato a coloro
che si fossero macchiate di gravi colpe; ma la tunica, differenziata da quella maschile solo per una maggiore lunghezza,
faceva parte essenziale del guardaroba femminile.
Sopra la tunica le matrone dovevano indossare la stola: quest'uso era stato imposto dal Senato perchè le matrone si distinguessero
dalle donne di bassa condizione e dalle schiave. La stola era una veste lunga e ricca, stretta alla vita e ornata, in basso, da una balza color porpora.
Le matrone, se madri di tre o piu' figli, avevano il diritto di ornare diversamente dalle altre le loro stole,
ma le testimonianze letterali e monumentali che abbiamo non ci informano sufficientemente in che cosa consistesse questa differenza.
Per uscire in pubblico le donne coprivano la stola con la palla, una specie di toga rettangolare che si avvolgeva intorno al corpo e di cui un lembo poteva essere portato sul capo.
Se celebravano sacrifici o prendevano parte a cerimonie religiose, coprivano la testa con un fazzoletto quadrato di stoffa purpurea o azzurra, ornato di frangia (rica).
LE ACCONCIATURE
Fino al 300 a.C. i Romani ignoravano le raffinatezze della pettinatura; tuttavia quando delle colonie Greche vennero a Roma i primi barbieri (tonsores) gli uomini non portarono più i capelli lunghi
e la moda dei capelli rasi si diffuse rapidamente. Dopo qualche secolo, sul finire della repubblica, i capelli furono portati un po' più lunghi, si cercarono effetti particolari, e i più eleganti giunsero a farseli arricciare
accuratamente dai barbieri di cui la città era piena.
Durante l'età dei re e quella della repubblica le matrone si pettinavano semplicemente; i capelli erano raccolti sulla nuca e fermati da nastri e da spilloni
che avevano un po' l'ufficio delle nostre forcine, oppure formavano una treccia che si avvolgeva al sommo della testa.
Unico segno di civetteria erano i capelli un po' morbidi sulla fronte. Nel primo secolo d.C. venne di moda una acconciatura molto semplice e armoniosissima:
una scriminatura centrale separava i capelli che ricadevano simmetricamente intorno al viso incorniciandolo di qualche ricciolo.
Questa moda fu presto sostituita da pettinature sempre più complicate e da acconciature così gonfie che per reggersi avevano bisogno di posticci applicati da schiave esperte nell'arte della pettinatura
(ornatrices); ed erano grandi costruzione alte due volte la testa, rese più vistose da diademi, spilli e fiori isolati o composti in corone.
Generalmente queste acconciature erano adottate dalle matrone della corte imperiale e in occasioni ufficiali, ma se la moda arrivava a questi eccessi e' lecito pensare che anche le pettinature comuni dovessero risentirne.
L'artificiosità delle pettinature femminili nei primi secoli dell'impero diminuisce col diffondersi della semplicità predicata dal cristianesimo e anche se le acconciature comuni non raggiungono quella naturalezza che vediamo
nelle figure rappresentati nelle pitture murali delle catacombe, tuttavia la moda, pur rimanendo ricercata ed elegante, sente l'influsso dell'era che sta sorgendo.
Viene infatti la moda, sulla fine del secondo secolo d.C., di incorniciare il viso con capelli leggermente ondulati e raccolti in una treccia avvolta sulla nuca oppure disposta a diadema intorno alla testa.
LE CALZATURE
In ogni epoca si potrebbe dire "dimmi che scarpe hai e ti diro' chi sei" in quanto la calzatura e', nell'abbigliamento, un particolare di grande importanza.
Anche nell'antica Roma le calzature erano cosi' varie che bastava osservarle per determinare a quale categoria appartenesse chi le portava e perfino quale fosse la sua occupazione.
In casa, donne e uomini portavano i sandali (soleae); erano le scarpe piu' semplici in quanto consistevano in una suola fermata al piede da alcune strisce di cuoio che giravano intorno alla caviglia. Se uscivano in pubblico, gli uomini, piu' che le donne,
avrebbero giudicato sconveniente tenere i sandali e li sostituivano con scarpe a forma di stivale (calcei) alte fino al polpaccio, con due aperture verticali sui lati, chiuse da quattro strisce di cuoio che si avvolgevano intorno alla gamba.
I calcei, vietati agli schiavi, erano confezionati in due tipi: di pelle rossa (calcei mullei, calcei senatorii) e ornati all'altezza della caviglia da una mezzaluna d'argento o d'avorio, per gli alti dignitari dello Stato purche' appartenenti a famiglia nobile;
di pelle nera e senza ornamenti per gli altri.
C'era l'abitudine, quando si andava in casa di amici, a cena o in visita, di portarsi dietro o di far portare da uno schiavo i sandali per potersi togliere i calcei essendo considerata cosa molto sconveniente tenere in casa le scarpe usate per la strada.
Anche le donne adoperavano stivali simili a quelli degli uomini; la differenza consisteva soprattutto in una maggior leggerezza e nell'uso di pelli piu' morbide, di colori vivaci e di ornamenti piu' fantasiosi e piu' ricchi, costituiti generalmente da perle e da pietre preziose.
I soldati di grado inferiore usavano scarpe speciali, le caligae, con la suola rinforzata da grossi chiodi appuntiti e la tomaia formata da strisce di cuoio che lasciavano libera la punta delle dita ma chiudevano il piede e la caviglia, alla quale si allacciavano in una rete.

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Ultimo aggiornamento: 12-12-08