Arte: il Rinascimento Il periodo rinascimentale fu segnato dall’affermazione dell’umanesimo, un movimento letterario fondato sulla riscoperta e lo studio della letteratura classica, definita “studia humanitates”, in quanto portatrice di valori etici, intellettuali e civili. Gli umanisti, sulla base di questi valori, elaborarono una nuova visione dell’uomo che fu ripresa dagli artisti i quali lo esaltarono come punto di unione tra cielo e terra. Gli artisti consideravano classico tutto ciò che era stato prodotto dalla civiltà greco-romana, consapevoli che tali opere racchiudevano i segreti dell’armonia e dell’equilibrio delle forme: essi infatti si appropriarono del linguaggio classico, cercando di eguagliarne la bellezza; tuttavia questi artisti non vollero mai copiare l’arte classica, in quanto ebbero l’ambizione di eguagliare tale bellezza ed adattarla alle nuove esigenze espressive e alla sensibilità del tempo. Come l’arte classica l’arte rinascimentale ebbe come fine l’imitazione della natura: gli artisti infatti studiarono a fondo le antichità presenti nelle collezioni dei loro signori o si recavano dove erano ancora visibili celebri monumenti, che essi mimisuravano e copiavano nei quaderni di appunti,per scoprire i segreti della corretta rappresentazione dei corpi e quella degli stati d’animo,non solo con lo studio teorico ma anche con l’analisi diretta dei fenomeni e quindi attraverso l’esperienza.
Lo studio e la ricerca delle proporzioni Il Rinascimento applico’ all’architettura proporzioni che implicavano precisi rapporti matematici derivati da un corretto uso degli ordini architettonici greco-romani. In genere un edificio può essere definito “classicistico” quando le sue membrature e i suoi elementi decorativi derivano dell’architettura del mondo classico; ma aldilà di questo, un edificio può essere realmente classicistico solo quando presenta un’armonia delle parti e quindi quando rispetta le regole dell’architettura classica. Un grande artista rinascimentale, Leon Battista Alberti affermava che gli artisti ricercano come i musicisti il segreto dell’armonia universale basata su un sistema di rapporti matematici ben definiti. Tuttavia quella di Alberti non è l’unica teoria: altri teorici preferiscono legare il corpo umano all’architettura, basandosi sulle teorie di Vitruvio, il quale nel suo trattato “De Architectura” aveva affermato che l’uomo perfetto, cioè ben proporzionato, era inseribile in un cerchio e in un quadrato (l’illustrazione di questa teoria fu fornita brillantemente da Leonardo Da Vinci nel 1490). Nel 1461 l’architetto Filarete elaboro’ concezioni antropometriche da applicare in campo architettonico, concezioni sostenute da applicare in campo architettonico; queste concezioni furono sostenute anche da Francesco Di Giorgio Martini nel 1492, il quale affermava che le misure architettoniche andavano desunte da quelle del corpo umano (celebri sono i suoi disegni di uomini inseriti in piante di chiese) Mentre nell’architettura il sistema delle proporzioni fu indagato in più aspetti: il proporzionamento della figura umana in pittura e scultura non fu supportato da queste teorie; così gli artisti ambirono a creare una realtà estetica ideale attraverso le proporzioni reali degli esseri umani. Nel corso del 400 tre artisti si dedicarono al proporzionamento dell’uomo per perfezionarne la rappresentazione: – Alberti: nel suo trattato “De Statua” propose la suddivisione del corpo umano in 6 piedi; egli tuttavia tentò di creare un sistema che consentisse di avere anche delle varianti. -Piero della Francesca: propose misurazioni del volto molto minuziose. -Albrecht Durer: adotto’ il canone della testa come 1/8 del corpo ed utilizzo’ figure geometriche per schematizzare il corpo umano. Egli rinuncio’ alla bellezza unica ed ideale, e nei suoi 2 libri stabili’ dei tipi fisici maschili e femminili, servendosi del metodo albertiano.
La Prospettiva Il termine “prospettiva” indica un metodo di rappresentazione tridimensionale basato su regole geometriche e matematiche. Fino alla fine del 15 secolo, gli artisti si affidarono alla loro intuizione per la rappresentazione della profondità; il primo che teorizzo’ le leggi della prospettiva fu l’architetto fiorentino Filippo Brunelleschi. Tratti precisi della prospettiva brunelleschiana si trovano nel trattato “De Pictura” di Leon Battista Alberti. Concettualmente la prospettiva centrale è l’immagine ottenuta intersecando con un piano la “piramide visiva” formata da rette condotte dall’osservatore ad ogni punto della figura da rappresentare: in questo modo l’effetto visivo è ottenuto con il progressivo decrescimento della grandezza dei corpi, e con la convergenza in un unico punto di fuga. Sempre nel “De Pictura”, Alberti afferma che la componente fondamentale della pittura è la geometria, la quale aveva come base la matematica (la scienza dell’universo). Le rappresentazioni degli artisti non erano frutto di imitazioni, ma di una selezione di ciò che in realtà si vede: infatti l’artista ha il compito di costruire mentalmente la bellezza aldilà del visibile. La prospettiva rinascimentale era legata anche ad una nuova concezione dello spaziointeso come entità astratta; in conclusione la prospettiva presenta una rappresentazione mentalendella realtà ovvero una interpretazione resa ideale dalla geometrizzazione della natura.
Filippo Brunelleschi L’operatondi Filippo Brunelleschi fu fondamentale per lo sviluppo del rinascimento italiano. Egli si avvicinò all’arte per interesse e il padre per fargli coltivare tale passione lo mise a bottega da un orafo dove imparó a fondere i metalli; nel 1401 partecipó ad un concorso per la progettazione della seconda porta del battistero di Firenze a cui partecipó assieme a Ghiberti, il quale vinse e gli fu affidato l’incarico. I concorrenti avrebbero dovuto realizzare un bassorilievo dell’episodio veterotestamentale del sacrificio di Isacco in una cornice quadrilobata mistilinea. I due lavori sono stati conservati e anche se i due rappresentarono lo stesso episodio lo fecero con enormi differenze.
Brunelleschi: Nella formella di Brunelleschi un asse orizzontale posto all’altezza dell’Ara divide la scena in due parti: nella parte inferiore vi sono rappresentati i servi con l’asino; l’animale posto di profilo,o è l’unica cosa che collega i due servi incuneati nei lobi inferiori dalla quale escono con parte del corpo. Abramo e Isacco sono collocati nella parte superiore. Abramo con la mano solleva il mento del figlio e con l’altra si prepara a pugnalarlo; l’angelo che irrompe nella scena da sinistra ha le ali che seguono la forma del lobo superiore e con la mano ferma quella di Abramo. L’ultimo elemento presente nel bassorilievo è il montone, che tenta di divincolarsi per estrarre le corna dal cespuglio. La formella rappresenta un dramma agitato.
Ghiberti: Nella formella di Ghiberti la scena è idealmente contenuta in un quadrato perfettamente incorniciato: uno sperone roccioso divide la scena verticalmente e divide i protagonisti consci del proprio ruolo dai personaggi secondari. Abramo rimane con il braccio sospeso come ad aspettare l’angelo che lo fermi; Isacco, che mostra un corpo efebico, pare accettare il sacrificio. I due servi invece appaiono ignari di tutta la situazione; perfino il montone seduto sullo sperone pare ignaro di quello che accadrà. E rappresenta un dramma pacato.
Nel 1402 brunelleschi assieme a Donatello si recò a Roma per studiare le statue e monumenti antichi per imparare i segreti dell’arte classica ma la cosa fu difficile in quanti le rovine erano in uno stato di totale abbandono e perciò i due architetti furono costretti ad improvvisarsi archeologi. Nel 1404 Donatello rientrò a Firenze, mentre brunelleschi rimase a Roma per ampliare le sue conoscenze. (Vasari sostiene che durante una delle sue numerose brevi permanenze nella città natale gli venne commissionata una statua di San Pietro per la chiesa di orsanmichele).
La cupola di Santa Maria del fiore Nel 1418 tornato a Firenze definitivamente, Brunelleschi, decise di partecipare al concorso per costruire la cupola di Santa Maria del Fiore che lo impegnó fino al 1420. Il concorso aveva come scopo quello di risolvere i problemi inerenti alla costruzione materiale della cupola la quale richiedeva una céntina alta 93m considerata impossibile. Vi parteciparono 17 artisti ma solo brunelleschi e ghiberti furono ammessi ad una seconda selezione, vinse Brunelleschi. Egli propose la costruzione di una cupola autoportante che avrebbe consentito di realizzare solo cèntine sospese. Questa struttura consisteva nella costruzione di una doppia calotta ossia due cupole costruite una dentro l’altra parallele e connesse da 24 Speroni. La cupola venne costruita in pietra nella parte inferiore e in mattoni disposti con un sistema detto a “spina di pesce” derivante dalla Opus Latericium; ciò diede alla cupola una forma ogivale. Per quanto riguarda le rifiniture brunelleschi dette grande prova delle sue capacità: egli rivesti la superficie della cupola da tegole rosse e spartiti da otto creste di marmo bianco la cui raggiera terminava nella lanterna. Il profilo della sagoma le conferisce un valore paesaggistico eccezionale poiché funge da punto di riferimento per tutta Firenze. Brunelleschi realizzò anche le “tribune morte”.
La Lanterna La lanterna venne concepita come un vero e proprio tempietto a pianta centrale che raccorda le otto creste di marmocon le volute dei suoi contrafforti.
Le tribune morte Le tribune morte furono realizzate con funzione di contenimento statico sostituendo gli archi rampanti gotici; esse sono composte da nicchie separate da due semipilastri e decorati da grandi conchiglie. Brunelleschi riuscì ad introdurre un nuovo modello di architetto non più passivo ma dinamico in un quanto era specializzato in più ambiti.
L’Ospedale degli innocenti Nel 1419 brunelleschi iniziò a lavorare all’ospedale degli innocenti, il primo orfanotrofio d’Europa. L’edificio si articola attorno ad un chiostro centrale, affiancato da due grandi ambienti, una chiesa e un dormitorio e si affaccia sulla piazza della santissima Annunziata con un portico di archi sorretto da colonne corinzie. Il portico rialzato su un podio di nove gradini è formato da nove campate a pianta quadrata, coperte da volte a vela, e sorregge una loggia chiusa e scandita da finestre rettangolari timpanate. Prima di Brunelleschi l’interpretazione dell’antico era stata piuttosto superficiale: Richard Krautheimer ha scritto che anche quando singole parti di un edificio erano copiate da modelli archeologici, queste non si inseriamo in un sistema coerente ed unitario. Il portico dell’Ospedale degli innocenti è il primo edificio a presentare un uso canonico dell’ordine architettonico. In primo luogo é da osservare il motivo delle colonne corinzie a sostegno degli ordini e un ordine maggiore tangente con paraste e trabeazione chiude lateralmente la sequenza degli archi. L’uso dei loggiato con portico non era una novità assoluta a Firenze; ciò che distingue l’organismo architettonico brunelleschiano dai precedenti è l’uso di un modulo proporzionale che istituisce un rapporto matematico preciso, tra altezza, larghezza e profondità dell’edificio: tutte le misure dipendono infatti dell’altezza della colonna che diventa unità di misura di tutto l’insieme. I materiali a basso costo scelti per la costruzione del portico ossia la pietra serena e l’intonaco bianco delle pareti, creano un equilibrata bicromia di grigio e bianco tratto caratteristico dell’architettura brunelleschiana. Gli elementi decorativi rotondi invece sono ceramiche invetriate recanti figure di bambini in fasce. L’impostazione del portico non è puramente architettonico esso è una costruzione di straordinario valore urbanistico perfettamente inserito nello spazio.