Che cos’ è un tema?
Il tema non è altro che una proposta cui lo scrittore è chiamato a rispondere scrivendo tutto quello che gli sembra utile per esaurire l’argomento.
Per svolgere un tema però bisogna seguire delle regole ben precise:
- Non andare “fuori tema” ovvero allontanarsi dall’argomento prefissato.
- Scegliere il tipo di tema da svolgere
- Usare bene la lingua italiana e costruire un testo che sia coerente nel contenuto.
Come si svolge un tema?
Lo svolgimento del tema si divide in tre fasi:
- Ideazione
- Stesura
- Controllo
Nell’ideazione del tema la prima cosa da fare è leggere la traccia e stendere una scaletta in modo da organizzare il testo in vari punti.
Nella stesura del testo bisogna sviluppare i singoli punti prefissati nella scaletta curando l’aspetto ortografico del tema.
Nella revisione bisogna rileggere attentamente il tema per eliminare qualsiasi tipo di errore o migliorare le parti che non soddisfano.
I diversi tipi di tema
Esistono diversi tipi di tema:
- Il tema descrittivo serve a descrivere qualcuno o qualcosa.
- Il tema narrativo serve a narrare una vicenda.
- Il tema espositivo serve per illustrare un determinato argomento fornendo dati e notizie su di esso.
- Il tema interpretativo serve a spiegare il significato di un qualcosa.
- Il tema argomentativo serve per esporre le proprie opinioni intorno a qualcosa
- Il tema svolto in forma di articolo di giornale serve per informare i lettori su di un fatto
- Il tema in forma di lettera simula la stesura di una vera lettera personale.
ESEMPI
TEMA Il tempo libero
Nel secolo scorso, rivolgere ad un contadino o ad un operaio impiegato nell’industria la domanda: “Come trascorri il tempo libero?” sarebbe stato, a dir poco, folle. Quale tempo libero potevano avere dei lavoratori che restavano a lavorare nel campo dalle prime luci dell’alba al tramonto, per poi andare a dormire dopo la frugale cena?
Che tipo di hobby poteva svolgere un proletario che abitava un sobborgo industriale che lavorava su una catena di montaggio per oltre 12 ore giornaliere o notturne (la giornata lavorativa era, infatti, suddivisa in due turni di 12 ore che andavano, in genere dalle 6 del mattino alle 18 e dalle 18 alle 6 del mattino successivo)?
Chi poteva beneficiare di una grande quantità di tempo libero era le classi sociali agiate (la nobiltà, in particolare) che, quindi, potevano coltivare, fra le attività che riempiono il tempo libero, anche la cultura (una mia considerazione è, secondo me, eloquente: quanti sono gli scrittori ottocenteschi che provengono da famiglie umili?).
Oggi, in seguito allo sviluppo notevole di una società che appare più rispettosa dei tempi biologici umani (i turni lavorativi non sono più di 12 ore); in seguito alla massiccia introduzione di tecnologie che facilitano lo svolgimento del lavoro agricolo (la terra non si coltiva più solo con le braccia… ); in seguito alla crescita globale della qualità della vita (siamo molto più ricchi, quindi possiamo disporre di denaro per divertirci… ), ecco che il fenomeno del tempo libero è diventato qualificante la nostra società ed il nostro stile di vita. Abbiamo, anzi, talmente tanto tempo libero (anche se nessuno lo vuole ammettere!) che non sappiamo come utilizzarlo.
Mio padre, nelle ore di riposo, coltiva gli hobby della meccanica e del giardinaggio; io ascolto musica e vado in giro col motorino (come la maggior parte dei teenager); mia madre si dedica ai lavori domestici (come la maggior parte delle donne che sono impiegate nel mondo del lavoro).
Altri miei amici studiano musica, collezionano francobolli, si dedicano al modellismo, giocano col computer (cosa che faccio spesso anch’io), praticano degli sport, dipingono, guardano la TV, vanno al cinema … pochi, leggono.
Alcuni lavoratori, nel tempo libero, praticano (rigorosamente “in nero”) un secondo lavoro o approfittano del week end per andare in qualche località turistica.
In effetti qualsiasi attività che occupi il tempo libero serve ad un solo scopo: scacciare la noia dando, nel contempo, possibilità di crescere da un punto di vista intellettuale (alcune attività, come suonare uno strumento, presuppongono studio) o di scaricare tensioni psicologiche (spesso mediante sane attività agonistiche).
Sulla base di questa ultima considerazione valuto molto positivamente il tempo libero perché lo assimilo ad una vera occasione di apprendimento “non forzosa” (nessuno può fornire indicazioni ad un altro, su come gestire il proprio tempo libero) e di grande ricaduta sociale. Sul tempo libero, infatti, si reggono molteplici attività lavorative ed economiche, spesso appartenenti al settore terziario (anche avanzato) e, mediante il tempo libero, come si è detto, ci si accultura e diverte.
TEMA Da molti anni la popolazione italiana anziana aumenta, mentre diminuiscono le nascite.
Esponi cause e conseguenze di questo fenomeno.
La popolazione italiana, a partire dal momento in cui veniva a crearsi l’unità nazionale (circa 130 anni fa) ad oggi, è risultata molto variabile nel numero, nel tasso di accrescimento demografico, nella dislocazione, nei flussi migratori, nella struttura sociale e nella struttura per età.
L’Italia post-unitaria era abitata da circa 22 milioni di persone che salirono a 33 milioni nel 1901 e ad oltre 42 milioni nel 1936, per giungere agli attuali 56 milioni e mezzo. Si deve tener presente, per comprendere la consistenza dell’incremento della popolazione italiana, che milioni di persone hanno lasciato il nostro paese in cerca di fortuna all’estero (forse oggi vi sono più italiani e discendenti di italiani all’estero che in Italia!!!).
Se in assoluto la nostra popolazione appare di tutto rispetto, considerando che siamo nell’ordine dei 187 abitanti per km2, problemi seri ci si presentano dinanzi se analizziamo i dati relativi al tasso di incremento medio annuo e alle fasce d’età.
Nel corso del secolo appena trascorso si è registrata una progressiva diminuzione dei tassi di natalità e di mortalità che ora sono scesi al di sotto dell’1% (mentre all’inizio del ‘900 viaggiava sul 3-4%); in altre parole si vive di più ma si hanno meno figli (il nostro paese è fra i meno fecondi del mondo) e, in conseguenza di ciò, la popolazione invecchia.
Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione deriva dal miglioramento delle condizioni sociali, culturali ed economiche del paese che è passato ad essere una delle potenze economiche che siedono al tavolo del “G8” evidenziando, però, che la media statistica dei dati non deve nascondere le innegabili disparità e gli squilibri fra nord e sud della penisola che ancora permangono.
L’invecchiamento della popolazione, anche se appare un innegabile indice della ricchezza e della positiva organizzazione del nostro paese, è un grave problema sociale. Basti pensare alla speranza di vita che ora è di 79 anni! Per fare qualche conto. Fra 20 anni tutti i cinquantenni di oggi (ancora occupati) andranno in pensione mentre coloro che oggi sono in pensione probabilmente saranno ancora vivi e tutto ciò si tradurrà in uno sbilanciamento delle classi d’età della popolazione con evidenti conseguenze sociali ed economiche. Ricordo quando la scuola elementare di Falvaterra era piena di bambini e per le strade si vedeva qualche mamma. Ora tutto ciò appartiene al passato e gli abitanti del mio comune sono quasi tutti anziani. Che succederà tra qualche anno? I miei amici ed io, ci troveremo a dover lavorare non solo per noi stessi, ma anche per organizzare al meglio la vita della popolazione anziana e, di questo ne sono sicuro, le pensioni non potranno essere mantenute al livello di oggi perché mancheranno i contributi.
Un’altra grave conseguenza sarà l’aumento della spesa sanitaria e la perdita progressiva di autonomia non solo lavorativa ma anche sociale delle classi sociali più anziane.
E che dire della scuola? Già oggi gli insegnanti sono in esubero, che succederà quando mancheranno gli alunni in seguito al calo delle nascite?
Mancheranno anche operai per i lavori agricoli ed industriali più pesanti, inadatti ad ottantenni!!!
Problemi di organizzazione sociale, infine, deriveranno dall’ingresso nel nostro paese di immigrati destinati a sostituire ed integrare la popolazione italiana, anche se da tale prospettiva deriva anche un’ipotesi concreta di soluzione del problema dell’invecchiamento della popolazione italiana nella creazione di una società multietnica e multiculturale.
TEMA
LO SPORT DA PROTAGONISTA E DA SPETTATORE
Sfogliando il dizionario Devoto-Oli ho trovato una definizione di sport che suona così:
“Attività che impegna, sul piano dell’agonismo oppure dell’esercizio individuale o collettivo, le capacità fisico-psichiche, svolta con intenti ricreativi ed igienici o come professione”.
In effetti, per esperienza personale, posso affermare che la pratica sportiva è sempre stata una attività molto faticosa (allenamenti, gare, tensione emotiva) ma oltremodo divertente. Nulla può sostituire una sana partita a calcio con gli amici (neanche il videogioco sul computer o la televisione) o una bella partita a tennis su un campo regolamentare.
Lo sport si può vivere in due modi: da protagonista o da spettatore e, secondo me, questi due punti di vista contribuiscono a definire l’attività sportiva con grande precisione e non sono scindibili l’uno dall’altro.
Per dimostrare tale mia radicata convinzione, descrivo il mio modo di essere sportivo.
Sono, in primo luogo uno spettatore, in quanto vado di frequente allo stadio ad ammirare le imprese dei grandi atleti che compongono la mia squadra; spesso, poi, mi reco a vedere qualche partita disputata nei campi di calcio locali (Ceprano, San Giovanni Incarico, Frosinone…); inoltre seguo in televisione le corse di formula1, quelle ciclistiche ed anche i rally. Mentre assisto ad una di queste manifestazioni sportive, anche se non sono io a giocare o a correre con l’automobile o la bici, mi sento emozionato, coinvolto, mi immedesimo in quegli atleti che stanno dando il meglio di sé e, se il risultato è positivo, sono oltremodo contento. Viceversa la delusione è grande se i miei beniamini vengono sconfitti. In particolare, durante la prima partita di calcio, alla quale ho assistito all’Olimpico, mi è accaduto un fatto divertente. Quando le squadre sono entrate in campo a passo di corsa e dalla folla è scoppiato un applauso, non riuscivo, data la distanza, a riconoscere i giocatori. Poi mi sono abituato ed ho cominciato a seguire i loro movimenti. Non mi riusciva di stare fermo, e quando vedevo uno degli attaccanti a tiro della porta, cominciavo anch’io a menar calci proprio come se avessi avuto davanti la palla. Anzi, ad un certo punto, un signore che era lì vicino mi ha detto:
– La vuoi far finita ragazzino? Hai preso le mie gambe per il pallone?-
Come atleta, invece, non sono un vero e proprio portento: me la cavo in porta e spesso, con altri cinque amici, formiamo una discreta squadra di calcetto. Ai nostri tornei locali (che disputiamo quasi sempre a Ceprano), assistono poche decine di persone ma per me, il loro tifo, equivale a quello del pubblico di un grande stadio; se riesco a parare un rigore, l’entusiasmo sale alle stelle. Dopo la partita, ti senti felice, anche se hai perso; non si deve mai dimenticare che lo sport è principalmente AMICIZIA, non rivalità. Una partita può andare male, bisogna allora capire quali sono stati i problemi della squadra, bisognerà impegnarsi molto per risolverli ma alla fine, tanto lavoro porterà al successo sperato, in effetti non è questa la vera filosofia della vita?
TEMA
Molte persone sono convinte di utilizzare al meglio il proprio tempo, altre hanno la sensazione di spenderlo male. Sei sicuro di spendere bene la tua giornata o hai l’impressione che le ore fuggano via senza che tu riesca a viverle? Esprimi il tuo giudizio descrivendo l’impiego del tempo libero.
Per un ragazzo della mia età, gestire al meglio le ore della giornata risulta essere particolarmente difficile. Spesso giungo alla sera con un penoso “però, potevo fare di più…” fra i denti ed un senso di colpa, quasi rimorso, per tutto il tempo che ho “gettato via”. Il problema, per me, non consiste solo nel fare la “lista della spesa” delle ore giornaliere (per fare ciò basterebbe un semplice quaderno) bensì nel quantificare l’imprevedibile, che puntualmente arriva a scombinare il migliore palinsesto. Un certo margine di sicurezza l’ho solamente nella mattinata, necessariamente trascorsa a scuola, poi lo svolgimento della giornata è sempre una sorpresa: i compiti, l’amico che ti piomba improvvisamente a casa, il lavoro/svago al PC, la televisione, la lettura di un libro, l’ascolto di musica, lo sport… c’è solo l’imbarazzo della scelta!
Mio padre trova sempre il tempo per fare quanto ha programmato anche se il lavoro lo impegna per molte ore giornaliere; la sua sicurezza mi fa arrabbiare, la sua precisione, mi sconvolge. Ad un esame comparato, io svolgo nelle ore extrascolastiche, il 20% di quanto programmato, lui riesce a trovare anche il tempo per la famiglia dopo il lavoro e gli hobby. In ogni caso non me ne rammarico in quanto so per certo che anche se il tempo è una unità di misura oggettiva, la sua percezione resta sempre soggettiva, quindi se analizzo meno emotivamente la mia giornata, la sensazione di averla spesa male tende ad attenuarsi: svolgo il mio lavoro di studente impegnandomi al meglio delle mie possibilità; riesco a studiare senza avere fretta di abbandonare i libri e con risultati spesso gratificanti; faccio sport e socializzo con amici della mia età. La sensazione che il tempo fugga via, inoltre, se proprio devo essere sincero, può essere anche piacevole in molti casi, ad esempio quando penso che ben presto potrò completare gli studi o se immagino l’arrivo delle vacanze estive… L’aver trascorso i miei 17 anni in un lampo, mi può dare uno stimolo positivo verso il futuro (simboleggiato dalla “mitica” soglia dei 18 anni) e che arriverà in men che non si dica. Pianificare non eccessivamente il tempo libero, infine, mi libera dalla ripetitività e dalla noia, che odio fortemente. Addirittura l’essere in vacanza può annoiarmi tremendamente (anche da questa sensazione, capisco che la scuola è un ambiente che per me è molto positivo, fonte di stimoli e di accrescimento culturale e spirituale); quelle giornate mi appaiono sempre uguali e …così difficili da riempire! Forse non aveva torto William Shakespeare quando affermava: “Se tutto l’anno ci fosse vacanza, divertirsi sarebbe tedioso come lavorare!”.
Per un ragazzo di soli 15 anni, le prospettive per il futuro sono a dir poco nebulose perché non mi sento ancora in grado di decidere con precisione quale via prendere per raggiungere la completa realizzazione di aspirazioni che non so ancora quali siano.
Una scelta l’ho dovuta già fare nel momento in cui mi sono iscritto all’I.T.C., cioè ho scelto una scuola molto valida e con ampie prospettive lavorative.
Ora sto pensando ad arrivare alla maturità, questo è l’obiettivo più prossimo, poi prenderò una strada che dovrebbe condurmi ad un posto di lavoro solido ed alla creazione di una famiglia.
L’ipotesi da me presa in considerazione, è quella di utilizzare il diploma per entrare nell’università in una facoltà come ingegneria e poi, dopo la laurea fare concorsi per essere impiegato nel ramo dell’informatica.
L’unico svantaggio di questo bellissimo sogno consiste nella lunga durata degli studi (che sono anche pesantissimi), non so se sarei capace di portarli a compimento. Allora restano due ipotesi di riserva:
1) dopo il diploma fare apprendistato ed esercitare il mestiere di ragioniere e consulente finanziario;
2) entrare in finanza anche con la ferma di leva prolungata.
Queste ultime ipotesi mi sembrano maggiormente realizzabili e senza dubbio occorrono meno anni di studio per raggiungere l’obiettivo prefissato. In ogni caso i lati negativi ci sono perché molti risultano essere i ragionieri a spasso e entrare in finanza risulta spesso difficile. Dunque per non preoccuparmi ulteriormente di un futuro che suppongo sia molto lontano e difficile, penso a svolgere ogni giorno il mio lavoro di studente nel migliore dei modi e poi, … si vedrà!